domenica 19 luglio 2009

Mafia, "Borsellino, eroe legalità"


Mafia, "Borsellino, eroe legalità"
Schifani nell'anniversario della strage
Palermo ha reso omaggio al giudice Paolo Borsellino, ucciso in un agguato dalla mafia assieme a 5 agenti della scorta il 19 luglio 1992, mentre si recava a fare visita alla madre. Fu un "eroe della legalità", ha detto il presidente del Senato, Renato Schifani, nella ricorrenza della strage di via D'Amelio. "Chi ha dato la vita per combattere la mafia deve sempre essere onorato e ricordato", ha ricordato Schifani
"Un esempio di abnegazione fino all'estremo sacrificio". Così lo ha ricordato il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. "La memoria della sua dedizione - ha scritto il Presidente della Repubblica ai familiari - rappresenta eredità preziosa per la mobilitazione della società civile". "Eroe senza tempo""Eroe senza tempo", lo ha definito il ministro della Giustizia Alfano. Pochi partecipanti al ricordoMa in strada a Palermo, a ricordare il giudice assassinato la società civile non c'era. Che sarebbero state commemorazioni sottotono, in realtà, è stato chiaro fin dalle prime ore del mattino. Tante le personalità che hanno voluto ricordare, attraverso messaggi, il magistrato: dal presidente della Camera Gianfranco Fini a quello del Senato Renato Schifani. Ma ad ascoltare le note della banda della polizia, nel piazzale della caserma Lungaro, dove sono state deposte corone di fiori a memoria dei caduti nella lotta alla mafia, c'erano soltanto autorità, rappresentanti delle forze dell'ordine e qualche familiare delle vittime. Non è andata meglio in via D'Amelio, luogo della strage, dove, come ogni anno, le associazioni - quest'anno in prima fila c'era il comitato cittadino '19 luglio 2009', presieduto dal fratello del giudice ucciso - organizzano manifestazioni e veglie. In strada non erano più di un centinaio: pochissimi palermitani e alcuni ragazzi giunti da altre regioni al seguito di associazioni antimafia. L'indifferenza della genteUn'assenza pesante, quella della città, stigmatizzata dal fratello di Borsellino, Salvatore, arrivato ad accusare i suoi concittadini di "avere tradito la promessa fatta a Paolo il giorno della sua morte". Forse temendo l'indifferenza della gente, nei giorni scorsi, i giovani del comitato avevano riempito le cassette della posta dei condomini di via D'Amelio di volantini che invitavano la cittadinanza ad appendere alla finestre un lenzuolo bianco. Ma dai palazzi squassati dall'esplosione del tritolo pendevano soltanto tre striscioni. "Vergogna, vergogna", hanno gridato gli organizzatori rivolti verso le finestre chiuse di chi, alle commemorazioni, ha preferito il mare. Dopo poco, per stemperare la tensione, in strada è scesa Rita Borsellino, sorella del magistrato. Ci vuole più coraggio a restare qui ogni giorno che a fare le manifestazioni", ha detto ai pochi presenti. Da una via d'Amelio quasi deserta è partito il corteo - circa 300 persone - diretto al quartiere Kalsa, il rione popolare in cui il giudice è cresciuto. Salvatore Borsellino ha aperto la marcia tenendo alta in mano un'agenda rossa, ormai diventata simbolo delle tante ombre che gravano ancora sulla strage. I dubbi sulla strageIl giudice ucciso appuntava proprio su un'agenda rossa le sue riflessioni: ma il diario, conservato gelosamente dal magistrato nella sua borsa, il 19 luglio del '92 sparì misteriosamente. Una vicenda tornata d'attualità dopo le dichiarazioni dal carcere di Riina che si dice estraneo alla strage, puntando il dito contro apparati "deviati" dello Stato. Il giorno della memoria si è chiuso con la fiaccolata di Azione Giovani a cui ha partecipato il ministro della Gioventù' Giorgia Meloni.